Vuoi regalare soldi ai tuoi figli senza problemi col fisco? Ecco il metodo legale per farlo

Trasferire denaro ai propri figli rappresenta un gesto di sostegno e affetto che molti genitori scelgono di fare, ma è fondamentale che tale operazione avvenga in piena regola per evitare future complicazioni col fisco italiano. Mal interpretare le norme fiscali può portare a sanzioni sia amministrative che tributarie, anche nei casi in cui l’intento sia puramente familiare e privo di secondi fini economici o evasivi. Esistono precise disposizioni che regolano tali passaggi di denaro: rispettarle significa tutelare sé stessi e i propri cari.

La normativa fiscale sulle donazioni ai figli

La legge italiana considera la donazione un atto volontario con il quale un soggetto (donante) arricchisce gratuitamente un altro soggetto (donatario) senza ricevere nulla in cambio. Quando il trasferimento di denaro avviene tra genitore e figlio, la normativa prevede una disciplina fiscale specifica che mira, da un lato, a tutelare l’autonomia patrimoniale familiare e, dall’altro, a limitare le possibilità di elusione fiscale.

La donazione di somme di denaro da genitori a figli è soggetta all’imposta di donazione. Tuttavia, è prevista una franchigia di 1 milione di euro per ciascun figlio: significa che fino a tale importo cumulativo non è dovuta alcuna imposta. Solo quanto eccede questa cifra è assoggettato a un’aliquota del 4%, calcolata sulla parte eccedente. Si ricorda che ciò vale per ogni singolo genitore e per ciascun figlio.

Ad esempio, se un padre ha tre figli, può donare fino a 1 milione ciascuno senza imposta. Superata tale soglia, l’imposta si applicherà sulla somma che eccede per ogni figlio, e il prelievo sarà a carico del figlio beneficiario.

Le modalità corrette di trasferimento

Per restare totalmente in regola col fisco e proteggersi dal rischio di accertamenti o sanzioni, è necessario che il trasferimento di denaro sia tracciabile e dimostrabile. Le principali modalità sono:

  • Bonifico bancario: rappresenta la modalità più sicura e trasparente. Il bonifico deve indicare chiaramente la causale, come “donazione da genitore a figlio ai sensi dell’art. 769 c.c.” o diciture simili. Evita la movimentazione di contanti oltre il limite stabilito dalle norme antiriciclaggio, pari a 3.000 euro.
  • Assegno bancario non trasferibile: anche in questo caso è preferibile specificare la causale della donazione e conservare copia dell’assegno e della relativa ricevuta di incasso.
  • Donazione in contanti: consentita solo entro il limite di legge (3.000 euro) e previa regolare scrittura privata che certifichi il trasferimento con la firma di entrambe le parti, da registrare presso l’Agenzia delle Entrate.

Qualsiasi altra modalità, soprattutto se in contanti per importi superiori o senza traccia documentale, espone a contestazioni di natura fiscale e a presunzioni di evasione, secondo la legislazione vigente.

Registrazione e documentazione: come evitare accertamenti

La registrazione della donazione è un passaggio fondamentale per conferire certezza giuridica all’operazione e per proteggere sia chi dona sia chi riceve. Esistono due principali strumenti:

  • Atto pubblico notarile: è la forma più solenne e tutelata. In caso di importi rilevanti o beni immobili, la legge prevede l’obbligo del notaio, che provvede anche alla registrazione automatica. Per importi considerevoli la strada notarile elimina ogni dubbio sulla legittimità.
  • Scrittura privata: se ben redatta, specifica le generalità delle parti, la somma donata, la causale e la data; deve poi essere registrata all’Agenzia delle Entrate (costo fisso: 200 euro per la registrazione, salvo superamento della franchigia). Questo documento serve come prova dell’avvenuta donazione “tracciabile”.

Se si utilizza l’atto notarile, il notaio verifica il rispetto dei limiti di legge ed esegue l’iscrizione nei pubblici registri. In caso di scrittura privata, la registrazione all’Agenzia delle Entrate fornisce una “data certa” e tutela i soggetti da possibili contestazioni in futuro.

L’importanza della causale

La causale del trasferimento è decisiva. Scrivere “prestito” può indurre l’Agenzia delle Entrate a considerare l’importo come restituzione di precedente somma, mentre mancando la causale la provenienza del denaro potrebbe essere oggetto di accertamenti antimafia o antiriciclaggio. Il modo più chiaro è indicare “donazione” e specificare la relazione familiare (ad esempio, padre-figlio).

Leciti regali e donazioni: limiti e casistiche particolari

Non tutti i regali o trasferimenti di denaro tra parenti sono trattati come donazioni soggette a imposta. La legge distingue i beni di modico valore — regalie comuni a Natale, compleanno o festività — che non necessitano di particolari cautele e non concorrono al raggiungimento delle franchigie fiscali. Tuttavia, al di fuori di queste eccezioni, ogni liberalità potrebbe rientrare nella disciplina della donazione e andrebbe documentata.

  • Spese ordinarie: somme elargite per studi, salute, abbigliamento o nozze possono non essere considerate vere donazioni e non entrano tra quelle soggette a franchigia, purché proporzionate alla condizione economica del genitore.
  • Trasferimenti legati ad acquisti: il caso della cosiddetta donazione indiretta, ad esempio, il genitore che paga l’auto intestata al figlio o la caparra per l’acquisto della casa. Anche queste operazioni sono soggette a franchigia e tassazione se superano il milione di euro, quindi vale quanto detto per la donazione diretta.

Attenzione ai diritti degli altri eredi

Dal punto di vista del diritto civile, è fondamentale ricordare che le donazioni rilevanti possono incidere sui diritti degli altri eredi legittimari. Se un genitore dispone con generosità sproporzionata verso uno solo dei figli, gli altri potrebbero agire giudizialmente per recuperare la quota che gli spetta. La successione ereditaria tutela infatti i diritti dei legittimari, e le donazioni in vita possono essere oggetto di “collazione” ovvero conteggio ai fini della divisione ereditaria finale.

Non va inoltre dimenticato che il fisco può sempre richiedere di dimostrare la provenienza lecita dei fondi: è quindi fondamentale conservare la documentazione che provi che il denaro donato derivi da risparmi, redditi già tassati, vincite o indennizzi eventualmente percepiti. In caso di importi elevati, il rischio di accertamento è concreto, ma è facilmente scongiurabile qualora si sia seguito l’iter corretto.

In sintesi, donare soldi ai figli senza problemi col fisco è del tutto possibile e legale. È però necessario rispettare limiti, redigere la corretta documentazione e scegliere la modalità appropriata in base al valore e al contesto familiare. Solo così si potrà vivere serenamente il gesto di sostegno verso i propri cari, senza incorrere in contestazioni tributarie o successorie.

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