Sentire odori che non esistono: ecco cosa significa davvero

Sentire odori che non esistono rappresenta un fenomeno affascinante quanto destabilizzante per chi lo sperimenta. Il termine medico che descrive la percezione di odori inesistenti è fantosmia. Questa condizione si manifesta attraverso la percezione olfattiva in assenza di una fonte reale nell’ambiente circostante, suscitando spesso domande e preoccupazioni sia nei pazienti che nei professionisti della salute.

Cos’è realmente la fantosmia

La fantosmia è definita dagli specialisti come una allucinazione olfattiva. In pratica, il cervello o i recettori dell’olfatto interpretano segnali elettrici come se provenissero da una molecola odorosa presente nell’ambiente, quando invece non c’è alcuna sostanza in grado di causare quella sensazione. Le persone affette da fantosmia possono avvertire una gamma estremamente varia di odori: dal fumo di sigaretta alle sostanze marce, dal bruciato fino a note gradevoli e perfino familiari, come i fiori o la vaniglia.

Non sempre l’odore percepito è spiacevole, ma nella maggior parte dei casi viene descritto come sgradevole, talvolta anche nauseante. Ovviamente, questa dissonanza tra il mondo reale e l’esperienza sensoriale percepita può determinare un forte impatto sulla qualità della vita, limitando i rapporti sociali e incidendo sull’umore della persona colpita.

Manifestazioni, sintomi e disturbi correlati

Le manifestazioni della fantosmia sono estremamente eterogenee. Alcuni individui avvertono odori persistenti per giorni, altri vivono episodi sporadici che durano pochi minuti. In molti casi, l’esperienza si ripete a intervalli irregolari, mentre più raramente il fenomeno si cronicizza, condizionando le attività quotidiane e le relazioni con gli altri. I sintomi associati possono includere:

  • Emozioni negative: disagio, ansia, frustrazione dovuti alla sensazione persistente di un odore spiacevole o illogico.
  • Sintomi fisici: cefalee, nausea, insonnia e, talvolta, difficoltà di concentrazione.
  • Impatto psicologico: in casi severi la fantosmia può contribuire allo sviluppo di episodi depressivi o ansioso-depressivi, specialmente se non compresa a livello sociale e familiare.
  • L’esperienza vissuta varia considerevolmente. Alcuni riferiscono di percepire per lungo tempo odori riconducibili a fumo, liquame, ammoniaca, cavolo o sostanze chimiche; altri invece segnalano profumi o aromi dolci, anche se questi ultimi sono meno comuni. In particolare, disturbi come ansia e disturbi del sonno possono insorgere nei casi di odori persistenti e cronici.

    Diagnosi differenziale: fantosmia e altri disturbi olfattivi

    È importante distinguere la fantosmia da altri disturbi dell’olfatto. Esistono diverse condizioni in cui la percezione degli odori è alterata:

  • Anosmia: si tratta della perdita totale o parziale della capacità di percepire odori, che può avere origine infettiva, traumatica o neurodegenerativa.
  • Parosmia: consiste nella distorsione di odori realmente presenti. In questi casi l’odore esiste nell’ambiente, ma viene percepito in maniera completamente diversa dalla realtà, spesso in modo sgradevole.
  • Cacosmia: si riferisce all’esperienza soggettiva di odori intensamente sgradevoli, che può essere legata a una reale fonte odorosa (cacosmia oggettiva) o completamente immaginaria (cacosmia soggettiva).
  • Iperosmia: rappresenta un aumento della sensibilità agli odori, quindi una percezione olfattiva più intensa rispetto alla norma, senza provare odori inesistenti.
  • La necessità di un’attenta diagnosi differenziale è fondamentale per evitare confusione e gestire con precisione il percorso diagnostico e terapeutico.

    Cause e meccanismi alla base della percezione di odori inesistenti

    L’origine della fantosmia può essere ricondotta a diverse cause, alcune ben documentate dalla letteratura scientifica, altre ancora oggetto di studio. Tra i fattori più comuni compaiono:

  • Malattie neurologiche e degenerative: condizioni come il morbo di Parkinson, l’epilessia, la sclerosi multipla e alcune forme di demenza possono dare origine a disturbi dell’olfatto, incluse le allucinazioni olfattive.
  • Lesioni cerebrali: traumi cranici, incidenti o danni a livello dei lobi temporali/frontali e del bulbo olfattivo aumentano il rischio che si sviluppino percezioni olfattive anomale.
  • Infezioni delle alte vie respiratorie: sinusiti croniche, riniti e infezioni batteriche o virali possono alterare la trasmissione dei segnali dai recettori olfattivi al cervello, inducendo episodi temporanei di fantosmia.
  • Esiti da Covid-19: molte persone che hanno contratto il SARS-CoV-2 segnalano la comparsa di allucinazioni olfattive durante o dopo l’infezione, probabilmente per una temporanea disfunzione dei recettori o delle strutture cerebrali implicate.
  • Fattori psicologici: lo stress cronico, la depressione, l’ansia e, in alcuni casi, disturbi psichiatrici possono manifestarsi con allucinazioni olfattive.
  • Assunzione di alcuni farmaci, come antibiotici, antipertensivi o antidepressivi, che possono alterare la normale funzione olfattiva.
  • Non va trascurata la possibilità che la fantosmia abbia anche origini idiopatiche, ovvero senza una causa identificabile. Il fenomeno può, inoltre, essere temporaneo, legato all’assunzione di determinate sostanze, oppure cronico, con insorgenza graduale nel tempo.

    Come affrontare la fantosmia: diagnosi e trattamento

    Approcciare la fantosmia richiede innanzitutto una valutazione specialistica da parte di un otorinolaringoiatra o di un neurologo. Il percorso diagnostico prevede:

  • Valutazione clinica e raccolta anamnestica: importante per identificare eventuali traumi, infezioni, terapie farmacologiche in atto o patologie croniche.
  • Esami strumentali: possono essere richiesti test olfattivi, risonanze magnetiche o TAC per escludere patologie neurologiche o alterazioni anatomiche a carico delle vie olfattive.
  • Il trattamento della fantosmia dipende per lo più dalla causa di base. Se associata a un’infezione, la risoluzione del processo infettivo può eliminare l’allucinazione olfattiva. Nei casi legati a danni neurologici, invece, è importante lavorare sulla gestione dei sintomi e sulla riabilitazione. Alcuni dei principali tradizionali e innovativi approcci terapeutici includono:

  • Farmaci cortisonici o anti-infiammatori, indicati nei casi di infiammazione delle vie respiratorie.
  • Modificazione o sospensione di farmaci potenzialmente responsabili del disturbo.
  • Terapie per la gestione dell’ansia o della depressione, con il supporto di uno psicologo o di uno psichiatra.
  • Training olfattivi mirati: esercizi strutturati per stimolare i recettori olfattivi, molto usati nei percorsi riabilitativi post-Covid-19.
  • La collaborazione multidisciplinare è fondamentale, soprattutto se la sintomatologia è collegata a quadri clinici complessi. Nonostante tutto, numerosi casi di fantosmia non richiedono terapie invasive e possono risolversi spontaneamente nel tempo.

    In conclusione, la percezione di odori che non esistono è un fenomeno reale, riconosciuto dalla medicina e oggetto di approfondimento scientifico. Può rappresentare il sintomo di un disturbo transitorio oppure essere la spia di condizioni più complesse. In presenza di queste sensazioni, è sempre opportuno rivolgersi a specialisti, evitando l’isolamento e il pregiudizio sociale, per cercare insieme una soluzione o semplicemente una spiegazione.

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